Progetti

2022 – “AVANZI POPOLO 2.0”

È l’ambiente che pensi e progetti a rendere le persone incluse o escluse. 
Un processo di animazione territoriale sul tema degli sprechi alimentari all’interno della cornice di Bari Social Food con la collaborazione attiva di AIPD Bari. Una raccolta di quartiere, ogni martedì mattina, delle eccedenze di orto-frutta del mercato comunale di Santa Chiara a Japigia da redistribuire alle persone e alle famiglie in situazione di fragilità economica. Un percorso semplice, in un fazzoletto di strade, e muniti di semplici carrelli donati dal supermercato Despar Meat Market Putignani Bari.
C’è molto in questa azione territoriale: rafforzamento delle autonomie individuali dei ragazzi coinvolti, sensibilizzazione dei commercianti cioè soggetti non tradizionali del Terzo Settore, recupero di eccedenze alimentari ai fini di solidarietà sociale.
Tasselli di welfare di comunità, nella sua intima accezione di benessere condiviso, per tanti e tante, da qualunque punto di vista la si guardi.
Bari Social Food è il primo progetto comunale in materia di contrasto agli sprechi alimentari. Finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito dell’Avviso Pubblico per la co-progettazione per il “Il rafforzamento delle reti locali per il contrasto agli sprechi alimentari e farmaceutici e il recupero delle eccedenze, in attuazione della L.R. n. 13/2017”, Bari Social Food è una iniziativa promossa dall’#assessoratoalwelfarecomunedibari e realizzata da una rete di enti attuatori, costituita da APS Farina 080, CAPS Cooperativa Sociale, Associazione di Solidarietà Sociale Rogazionisti Cristo Re onluse e CIFIR Onlus.
Servizio qui

 

2020-2021 – “PREPARARSI AL FUTURO. Esperienze di residenzialità autonoma per persone con sindrome di Down”

Il progetto “PREPARARSI AL FUTURO. Esperienze di residenzialità autonoma per persone con sindrome di Down” finanziato dai fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese, si pone l’obiettivo di migliorare il livello di autonomia di giovani adulti con sindrome di Down facendo acquisire loro abilità sociali e domestiche funzionali ad una vita indipendente e ad una residenzialità al di fuori del nucleo familiare d’origine, nello spirito della legge 112/2016 del “Dopo di Noi”.

Il progetto è partito a novembre 2020 e terminerà a novembre 2021.
L’esperienza sarà realizzata presso la sede dell’associazione. Alcuni locali saranno adibiti in maniera funzionale al progetto. Sarà allestito, dunque, un angolo cottura e predisposto tutto ciò che può servire alla realizzazione di semplici pietanze. Gli ambienti da vivere come “spazi dedicati” saranno affidati alla gestione responsabile dei partecipanti.

L’ubicazione della sede, in un contesto ricco di negozi e di servizi (di fronte il mercato rionale) agevola le attività da svolgere all’esterno. I giovani, infatti, provvederanno all’acquisto del necessario per la realizzazione dei menu prestabiliti e di ciò che serve “in una casa”.
Coinvolti in piccoli gruppi, impareranno a gestire in prima persona attività della vita quotidiana, pur sotto la supervisione di operatori e volontari, imparando a condividere decisioni, spazi, tempi e responsabilità.

 

2020 – Amicizia, Amore, Sesso: Parliamone Adesso

I bisogni di affettività e sessualità delle persone adulte con sindrome di Down (sdD) e, più in generale, con disabilità intellettiva (DI), sono gli stessi di tutti e viverli è un diritto.

Lo scenario attuale, invece, relega ancora queste dimensioni ad un tabù e l’approccio maggiormente utilizzato, anche da chi lavora sul campo, è quello di dover affrontare un problema e intervenire su eventuali comportamenti inadeguati, piuttosto che trovare le parole e gli strumenti giusti per accompagnare le persone in un percorso “sano e fisiologico” che fa parte della vita di ciascun individuo e senza il quale si è incompleti.

L’idea diffusa che le persone con sindrome di Down siano asessuate o iper-sessuate ha generato sino ad oggi una gestione contraddittoria, a volte “disperata”, di questa importante dimensione della lor vita da parte di famiglie, operatori/servizi del settore e contesto sociale in generale, fino ad arrivare ai casi più gravi di sfruttamento e abuso. Ciò rende necessario un intervento su familiari e operatori, che dia loro gli strumenti e li accompagni nelle loro paure, incapacità e difficoltà. 

Le persone con sdD stesse hanno il diritto di essere messe nelle condizioni di vivere responsabilmente la propria affettività e sessualità: questo presuppone un intervento che coinvolga in primis loro, che trasmetta conoscenze, competenze e comportamenti rispettosi di sé e dell’altro e li accompagni nel capire che se ne può parlare e che si tratta di una dimensione positiva, naturale e non di un problema o qualcosa di cui vergognarsi e da nascondere.

Da tutte queste riflessioni è nato il progetto dell’Associazione Italiana Persone Down “Amicizia, Amore, Sesso: Parliamone Adesso” che coinvolge 180 adolescenti/giovani/adulti con sdD e loro famiglie e si realizza in 18 città di tutta Italia. Varie le figure professionali coinvolte: psicologi, educatori, ginecologi ed andrologi.

Anche la sezione AIPD di Bari, attiva sul territorio dal 1984 e sita in via Viterbo 2, è coinvolta in questo progetto che ben si sposa con il costante e sistematico lavoro di educazione all’autonomia avviato dal 1997.

Il percorso è articolato in 10 incontri di gruppo, a cadenza quindicinale, che si terranno da febbraio a giugno c/o la sede dell’associazione.  Tra i temi affrontati durante gli incontri: “La conoscenza del proprio corpo”; “Il corteggiamento ed i rapporti tra ragazzi e ragazze”; “Chi sono il ginecologo e l’andrologo”; “La coppia e il vivere insieme”…Argomenti da adulti trattati con persone adulte che possono vivere con consapevolezza e responsabilità la loro dimensione relazionale e sessuale.

In parallelo, anche i genitori sono coinvolti in momenti di confronto in gruppo, in uno spazio di discussione nel quale elaborare i propri dubbi e timori e individuare strategie adeguate per sostenere i propri figli nel loro percorso di crescita. A conclusione del progetto, saranno redatte delle linee guida, un insieme di buone prassi a disposizione di tutti gli operatori che si confrontano quotidianamente con questo delicato tema. 



2019 – Progetto “La bottega dell’amicizia”

Il progetto “La bottega dell’amicizia” si colloca nell’ambito di un percorso psicoeducativo rivolto ai bambini tra i 6 e i 10 anni di età e alle loro famiglie. Nasce per sostenere lo sviluppo globale dei bambini con sindrome di Down, valorizzando anche le competenze educative dei genitori.
Si struttura in due incontri mensili della durata di circa 2 ore, finalizzati all’acquisizione dei prerequisiti di autonomia utili ad un primo e graduale distacco dalla sfera familiare, e ad incrementare le abilità relazionali e di comunicazione, portando il bambino ad adattarsi e a sentirsi parte di un gruppo, attivando capacità partecipative e collaborative.

Le attività sono progettate intorno agli interessi tipici dell’età e a quelli specifici dei partecipanti.
La Bottega è un ambiente ricreativo e gratificante in cui i bambini si sperimentano come protagonisti, questo clima consente a ciascun partecipante di accrescere la propria autostima e di stimolare la comunicazione e l’instaurarsi di rapporti di amicizia all’interno del gruppo.
La metodologia adoperata punta a favorire nei bambini la capacità di impiegare le loro energie in canali espressivi, evitando di concentrarsi esclusivamente sulle difficoltà. E tutto questo attraverso la più naturale delle attività: il gioco. Con il gioco, infatti, i bambini sperimentano e conoscono il proprio corpo, il corpo degli altri e gli oggetti che li circondano, riuscendo a comunicare ricchezze altrimenti inespresse.

Ogni incontro è strutturato attraverso giochi psico-motori (imitativi, di esercizio, di regole, grafici, manipolativi), i bambini vengono supportati ad interiorizzare le prime autonomie, e i primi schemi relazionali ed emotivi di base. In ogni incontro è previsto un momento dedicato alla merenda, in cui ciascun partecipante sperimenta gradualmente la propria autonomia (lavarsi le mani, apparecchiare il tavolo, mettere in ordine…) e si confronta con regole di comportamento sociale e personale (il rispetto delle proprie cose, lo spazio, l’importanza dello stare seduti). La merenda ha un importante valore affettivo ed emotivo, poiché è un momento di convivenza che favorisce un clima sociale positivo, ed aiuta a realizzare legami all’interno di un contesto ricco di fiducia e riconoscimento reciproci.

Il progetto, permette anche ai genitori di acquisire conoscenze specifiche e competenze efficaci per sostenere lo sviluppo dei propri figli, rafforzando l’immagine di sé come genitori competenti di figli con potenzialità e caratteristiche specifiche e individuali.

 

2018/2019 – Progetto “Alla scoperta delle emozioni” 

Finanziato dalla federazione LE STRADE DI SAN NICOLA il progetto è nato dalla necessità di fornire
‐ ad adolescenti e giovani con sdD l’ opportunità per imparare a gestire il proprio mondo
emozionale sapendo riconoscere e decodificare emozioni, sensazioni e stati d’animo, propri ed
altrui;
‐ alle famiglie, strategie educative che le mettano nelle condizioni di intervenire efficacemente in
tutte le situazioni.

MODALITA’ DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Sono stati previsti due laboratori in cui la metodologia utilizzata è stata caratterizzata
dall’interazione attiva dei partecipanti e dalla sperimentazione personale all’interno del gruppo
stesso.
Per familiari e genitori è’ stato realizzato un percorso parallelo di sostegno a familiari e genitori,
suddivisi in base alla fascia d’età dei loro figli.

RISULTATI RAGGIUNTI
Bambini in grado di esprimere in modo sereno le proprie emozioni e di riconoscerle in se stessi e
negli altri.
Giovani in grado di affrontare in modo sereno e consapevole curiosità e timori legati alla scoperta
del proprio corpo e di quello del partner.
Genitori in grado di “leggere”, “decodificare” e gestire con maggiore competenza e serenità
comportamenti e situazioni legati alle sfera emotiva e che sono spesso il risultato di emozioni,
sensazioni e timori inespressi.

 

2016/2017 – Progetto “Investire per il futuro”

Finanziato dalla Federazione barese “Le Strade di San Nicola”. A partire dalla considerazione che la nascita ed i primi anni di vita di un bambino con sdD spesso provocano nella famiglia un momento di smarrimento  causato dall’imprevisto confronto con una situazione sconosciuta, obiettivo generale del progetto è stato quello di “costruire” una rete di sostegno alla famiglia con bambini con sdD tra 0/10 anni, attraverso una serie di azioni che hanno coinvolto in primis i genitori, quindi i fratelli e la realtà scolastica.  Complessivamente il progetto ha coinvolto circa 30 famiglie e 15 istituti scolastici. Obiettivi del progetto sono stati: aumentare la consapevolezza e la sensibilità dei genitori sulle proprie aspettative, sulle proprie paure e bisogni e far emergere le competenze e le risorse già esistenti; fornire informazioni e competenze relativamente alla sdD ed alla specifica fase evolutiva; favorire il confronto e il riconoscimento del proprio stile educativo fornendo ai genitori strumenti di comunicazione adatti alla realizzazione del progetto educativo.  A latere degli incontri con i genitori è stato previsto un percorso per i bambini da 6 a 10 anni con lo scopo di favorire la presa di coscienza della propria condizione attraverso il confronto con altri bambini con sdD; favorire lo sviluppo delle abilità sociali e relazionali e osservare il livello delle autonomie di base raggiunte. Obiettivi degli incontri con docenti e operatori scolastici sono stati: fornire corrette informazioni relative alla sdD, al  ritardo cognitivo ed alle sue implicazioni sulla dimensione psicologica, comportamentale e relazionale dell’alunno e supportare gli insegnanti nell’individuazione di strategie educative e didattiche maggiormente efficaci. 

 

2016/2017Progetto “Alla scoperta della nostra città”

Finanziato dalla Fondazione Puglia. La finalità del progetto è stata quella di offrire ai giovani con sindrome di Down una opportunità di crescita sperimentando setting educativi inusuali e strategie che hanno riconosciuto a tutti i partecipanti un ruolo attivo e da protagonista. L’output del progetto è stata una guida turistica della città di Bari, redatta secondo i canoni dell’alta comprensibilità perché risultasse fruibile da persone con disabilità intellettiva, bambini e persone con livello culturale basilare. Prima di procedere alla stampa, un altro gruppo di giovani, con funzione di tester,  ne ha verificato la comprensibilità e l’efficacia. Il progetto è stato rivolto a ventisei giovani con SdD, di età compresa tra i 18-30 anni che, suddivisi in gruppi e sottogruppi hanno partecipato attivamente a tutte le fasi della redazione della guida: la scelta degli argomenti da trattare, la raccolta delle informazioni sul web, la visita ai luoghi più significativi della città, la raccolta di foto da scattare personalmente e la scelta di quelle da inserire nella guida in accordo con un grafico professionista, la scrittura dei testi, la sperimentazione dell’efficacia e della comprensibilità della guida. Ogni giovane con SdD ha scelto liberamente e consapevolmente il gruppo al quale partecipare tenendo conto dei propri interessi e delle proprie abilità; molto importante è stato il ruolo degli educatori che, attraverso la discussione e la riflessione, hanno aiutato i giovani a riconoscere i propri limiti e le proprie competenze. Ogni piccolo gruppo si è incontrato per co-progettare il piano di lavoro che, a seconda del compito affidato, ha previsto momenti di ricerca, di esplorazione, di scrittura, di documentazione fotografica, di confronto e di monitoraggio del lavoro svolto. La metodologia utilizzata è stata sempre centrata sul coinvolgimento attivo di ogni partecipante e sul lavoro di gruppo. Durante i momenti di discussione e confronto ognuno ha contribuito con l’apporto personale di idee e suggerimenti, esprimendo liberamente la propria opinione ma sempre rispettando quella degli altri componenti. Durante la realizzazione delle fasi più operative che prevedevano attività da svolgersi al di fuori della sede, i giovani hanno provveduto alla organizzazione delle visite, alla scelta del mezzo più idoneo per raggiungere i luoghi da visitare, all’acquisto di biglietti di bus e treno, alla individuazione dei percorsi da riportare nella guida. Per la stesura dei testi e la redazione della guida ogni partecipante ha riportato per iscritto le informazioni raccolte e ha collaborato con il grafico nella scelta delle foto scattate personalmente da inserire.

 

2015 – Progetto “Io, l’altro e gli altri”

Finanziato con i fondi dell’8×1000 della Chiesa Valdese. Obiettivo del progetto è stato insegnare alle persone con sindrome di Down a star bene con se stessi e con gli altri, imparando a riconoscere, controllare e comunicare le proprie emozioni, a saper vivere insieme agli altri con serenità e con la consapevolezza di sé e del proprio corpo. Il progetto è stato rivolto: a bambini ed adulti con SdD per offrire loro opportunità per imparare a gestire il proprio mondo emozionale sapendo riconoscere e decodificare emozioni, sensazioni e stati d’animo, propri ed altrui; a famiglie, educatori e volontari, per fornire loro strategie educative adeguate che li ponessero nella condizione di intervenire efficacemente in tutte le situazioni. Sono state realizzati: interventi differenziati e specifici in base alla fascia d’età delle persone con SdD;  un percorso parallelo di sostegno a familiari e genitori e incontri di formazione per operatori e volontari. Nel progetto sono state coinvolte 53 persone con sindrome di Down  fra 12 e 35 anni suddivise per fasce di età e relative famiglie, 6 educatori, 4 volontari e 2 tirocinanti.

 

2012 – Progetto “Verso il lavoro”

Finanziato dal Ministero degli Interni nell’ambito del “Bando Fondo Lire U.N.R.R.A. 2011” è stato realizzato un progetto che, partendo dal coinvolgimento di 50 giovani con sindrome di Down, si è concluso con l’accompagnamento al lavoro di dieci  giovani, attraverso un naturale percorso di selezione legato ad abilità individuali, interessi personali e competenze acquisite. In particolare, partendo da una fase di acquisizione delle autonomie sociali, i giovani hanno raggiunto la consapevolezza di essere adulti e di che cosa significhi essere un lavoratore, hanno conosciuto le regole specifiche del mondo del lavoro e, alcuni di loro, hanno sperimentato un inserimento in un reale contesto di lavoro attraverso un tirocinio formativo. Fondamentali sono risultati gli incontri con le famiglie per aiutarle a sostenere nel modo più corretto il percorso di crescita dei propri figli.

 

2010 – Progetto “Imparo a vivere da solo”

Finanziato con fondi privati di Fondazioni Bancarie nell’ambito del “Bando di Perequazione Sociale anno 2008”. La finalità del progetto era far sperimentare a persone con sindrome di Down, l’inserimento in un nuovo gruppo di convivenza, preparandole in modo graduale  e non traumatico ad un distacco dalla famiglia di origine, al “Dopo di noi”. Il progetto prevedeva una fase propedeutica di formazione degli stessi utenti, sia sul piano del raggiungimento della percezione di un sé adulto, sia sul piano delle competenze e delle abilità; delle loro famiglie, per modificare la loro percezione del figlio con disabilità e la qualità della relazione e per metterle in grado di sostenere il processo di crescita del proprio figlio con sdD; dei volontari,  che hanno supportato gli educatori, contribuendo a creare un contesto di integrazione e animando i momenti di gruppo. E’ stata allestita una sorta di “casa-laboratorio” che ha consentito alle persone coinvolte la possibilità di fare delle scelte e di gestire in modo autonomo, pur sotto la supervisione di operatori e volontari, lo spazio abitativo, imparando a condividere decisioni, spazi e tempi con altre persone, in una relazione “alla pari”. L’esperienza abitativa è stata articolata in momenti residenziali costituiti da week end e intere settimane in cui sono state coinvolte, in piccoli gruppi, complessivamente 24 persone con sdD. Il progetto si proponeva di trasferire nella provincia di Bari il modello sperimentale d’intervento messo a punto dall’Associazione Italiana Persone Down Nazionale, rendendolo patrimonio di know-how condiviso da parte di tutte le associazioni che si occupano di persone con disabilità. La sperimentazione è continuata per due anni.

 

2009/2010 – Progetto “Itinerari per genitori”

Finanziato dalla Regione Puglia e realizzato in partnership con l’ Associazione per il sostegno e l’Adozione dei Minori “I colori del Mondo” ONLUS, l’Associazione Famiglia Dovuta e l’Associazione “Mano a Mano”. La finalità del progetto era offrire un sostegno  alla genitorialità per aiutare nel loro compito educativo genitori che vivono situazioni particolari come la disabilità, l’adozione o l’affido familiare e  svilupparne e affinarne risorse e competenze attraverso un percorso di consapevolezza, formazione, serenità e benessere.

 

2009/2010 – Progetto “Obiettivo Lavoro” 

Finanziato dal Centro di Servizio al Volontariato San Nicola di Bari, il progetto ha inteso facilitare l’accesso al mondo del lavoro delle persone con sindrome di Down  in ambiti lavorativi nei quali maggiori sono i pregiudizi avviando tirocini per la formazione di profili professionali nell’area amministrativa. Sono state stipulate convenzioni con istituzioni scolastiche, enti locali e cooperative disponibili ad ospitare le esperienze formative. Le persone avviate al lavoro sono state precedentemente preparate ad acquisire una dimensione adulta e ad assumere con consapevolezza il ruolo di lavoratore. Una spazio è stato anche riservato alla formazione delle famiglie, dei colleghi e dei datori di lavoro.  

 

2008 – Progetto “I work, too!”

Finanziato dalla fondazione UPS. Lo scopo del progetto è stato quello di sperimentare un buona prassi replicabile in altri contesti territoriali con la stessa tipologia di bisogno e in grado di produrre ricadute positive su tutti gli attori coinvolti.  Lungi dall’essere una semplice conquista del posto di lavoro da parte delle persone con sindrome di Down, il progetto è stato articolato in un percorso di crescita che partendo dalla conquista di prerequisiti indispensabili ad un inserimento lavorativo efficace, si è concluso con l’assunzione consapevole del ruolo di lavoratore.

 

2005 – Progetto “Polo per l’età adulta”

Finanziato dalla Fondazione Umana-mente Gruppo RAS  per l’attivazione di servizi rivolti a persone con sdD adulte. Sono stati realizzati: un centro socio-educativo, un centro di ascolto, incontri tematici sulla sessualità e un Servizio di Orientamento Lavorativo. Il centro diurno, organizzato come una casa, era finalizzato a sviluppare le autonomie domestiche e prevedeva il coinvolgimento attivo degli ospiti nella gestione della casa. Il centro d’ascolto era rivolto alle persone con sdD adulte e ai loro familiari. Gli incontri erano finalizzati ad affrontare con i giovani e le loro famiglie la delicata tematica della sessualità, troppo spesso ignorata o non adeguatamente affrontata. Obiettivi del Servizio di Orientamento Lavorativo erano: informare le famiglie riguardo alla normativa esistente, predisporre il bilancio delle competenze e redigere profili professionali per riconoscere potenzialità e punti di forza individuando per ognuno i possibili ambiti lavorativi, identificare opportunità sul territorio. Tutte i servizi attivati sono diventati attività istituzionali dell’associazione subendo nel tempo evoluzioni, come per il S.O.L. diventato Servizio di Inserimento Lavorativo o ridimensionamenti come per il Centro Diurno diventata un’attività quotidiana limitata alle ore del mattino.

 

2004 Progetto “La persona Down al lavoro

Finanziato dalla Regione Puglia con i fondi della L. 68/99, il progetto si è posto essenzialmente due obiettivi. Sono stati formati sette tutor, selezionati tra  educatori, psicologi ed assistenti sociali che, secondo quanto previsto dalla legge 68/99, hanno selezionato, formato e seguito il tirocinante durante le prime fasi dell’inserimento lavorativo e sono state attivate sei esperienze di tirocinio realizzate attraverso un percorso individualizzato e il raggiungimento di precisi obiettivi indicati nel progetto formativo. 

 

2002 – Progetto “Centro Diurno per bambini”

Finanziato dalla L.285/97, realizzato nel Comune di Modugno e aperto alla comunità del territorio. Le attività ludiche proposte erano finalizzate all’integrazione di bambini con sdD con coetanei.

 

2000  – Progetto “Casa Insieme”

Finanziato dal Ministero del Welfare – Osservatorio per il Volontariato e Comune di Modugno. Sei ragazzi supportati da educatori hanno potuto, durante i weekend, fare l’esperienza di vivere in autonomia, al di fuori del nucleo familiare. Il progetto ha avuto la durata di due anni.